#RiscrivereilFuturo: Luciano Gambaro, Presidente del Consorzio Promovetro Murano
Come immagina Venezia nel futuro?
Nella tragedia che stiamo ancora vivendo io vedo una grande opportunità di cambiamento, la giusta occasione per intraprendere un percorso di discontinuità con quella politica socio-economica che negli ultimi trent’anni ci ha portato su strade assolutamente inadeguate e sbagliate. Venezia si sta autodistruggendo ed è sull’orlo del collasso. Il turismo è ormai imprescindibile per l’ecosistema che si è venuto a creare, ma l’impatto dovrà necessariamente essere meno preponderante, incentrato più sulla qualità che sulla quantità. Inoltre appare di vitale importanza l’attuazione di strategie di differenziazione che possano andare oltre la monocultura turistica. Ad esempio, maggiore spazio dovrà essere dato a nuove attività economiche di stampo culturale e legate al lavoro artigianale, valorizzando al meglio delle sue possibilità quell’enorme patrimonio storico–artistico e culturale, che ha contribuito a fare grande Venezia e che non può correre il rischio di scomparire.
Cosa possono fare la politica e i cittadini per una rinascita di Venezia?
Bisogna prima di tutto mettere da parte egoismo e distruttivi interessi “de bottega” e arrivare a capire che il benessere futuro, nostro e della nostra città, non passa solo ed esclusivamente dal denaro, ma anche dalla qualità della vita e dalle tante piccole cose che forse in questi ultimi mesi abbiamo iniziato ad apprezzare diversamente che in passato. L’impegno deve passare sicuramente da chi ci governa e chi amministra, ma senza dimenticare che anche noi, nel nostro piccolo e nella quotidianità delle nostre vite, possiamo contribuire in maniera significativa a costruire una Venezia diversa e più sostenibile.
Proponga un'idea specifica in almeno uno di questi ambiti: ambiente, residenzialità, lavoro, cultura, sicurezza, turismo.
Concedetemi di soffermarmi soprattutto su quella che è la mia materia, il mestiere che conosco meglio. Il Vetro di Murano può essere, nel solco della tradizione e della nostra storia, una risposta concreta alla monocultura turistica. Trasformando Murano in una fornace e un laboratorio di valorizzazione artistica e culturale del vetro su scala internazionale possiamo garantire la tutela di un patrimonio storico della nostra città, dando allo stesso tempo impulso alla residenzialità. Penso alle decine o centinaia di giovani, amanti e praticanti del vetro artistico, che potrebbero arrivare da tutto il mondo per venire a Murano a lavorare e sviluppare le proprie conoscenze e abilità. Laddove vengano dati, infatti, possibilità e incentivi, venire a lavorare e vivere a Murano porterebbe, da un lato, al ricambio generazionale, dall’altro a una nuova residenzialità. Il tutto, ovviamente, nel rispetto di una già intrapresa strada di equilibrio tra insediamento artigianale produttivo (la parola industriale ormai non si può più applicare a Murano) e il rispetto dell’ambiente.